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by NoiSalute
Discromie, denti ingialliti e piccole macchie di colore scuro preoccupano più di 120 mila Italiani, che negli ultimi anni stanno ricorrendo a specifici trattamenti di sbiancamento dei denti per assicurarsi un sorriso a dir poco perfetto. Indipendentemente da quale sia la causa della discromia dentale, che può essere di natura intrinseca o estrinseca, lo sbiancamento si rivela essere la soluzione meno invasiva e dolorosa per riportare lo smalto dei denti al colore originario. Ma come funziona esattamente? E quali sono le eventuali controindicazioni di questo trattamento?
Perchè ricorrere allo sbiancamento dentale?
Prima ancora di definire in cosa consiste lo sbiancamento denti , è bene cercare di capire perchè ricorrere a questo trattamento. Come già detto, questo intervento ha lo scopo di rimediare a eventuali discromie e macchie presenti sullo smalto dei denti, riportandolo così al suo bianco originario. Ma perchè i denti si macchiano? Le cause della discromia dentale possono essere duplici:
- di natura intrinseca, per cui l’alterazione della pigmentazione dentale è irreversibile, ed interessa non soltanto lo smalto ma anche la dentina. In questo caso, la discromia può essere provocata da difetti congeniti, malattie – la florosi, ad esempio -, danni traumatici ed assunzione di farmaci a base di tetracicline
- di natura estrinseca, per cui la discromia si limita esclusivamente allo smalto dei denti, essendo provocata dal consumo di cibi e bevande pigmentanti – tè, caffè, Coca Cola -, dal tabagismo, da una scarsa igiene orale o semplicemente dall’età avanzata del paziente.
In quest’ultimo caso, è possibile cercare di riportare lo smalto dei denti al bianco originario anche soltanto con una profonda pulizia professionale: più nello specifico, l’igienista dentale può decidere di intervenire ricorrendo ad una tecnica di deplaquing, che permette di eliminare dalla dentatura sia il biofilm batterico sia le discromie. Tutto questo è possibile grazie all’utilizzo dell’air polishing, un particolare macchinario con un beccuccio che permette di spruzzare un getto di acqua e bicarbonato sulle macchie più intense, o polvere di glicina sulle discromie più lievi. Se questo intervento non funziona, è chiaro che sarà lo stesso dentista a suggerire ai pazienti di ricorrere allo sbiancamento dei denti, che comunque si dimostra la sola soluzione non invasiva per discromie di natura intrinseca.
Cos’è lo sbiancamento dentale?
Chiarite le cause per cui si può ricorrere allo sbiancamento dei denti, è bene precisare in cosa consiste davvero questo trattamento. Per chiarezza, lo sbiancamento non è altro che processo chimico di ossido-riduzione, che viene eseguito dall’igienista dentale avvalendosi di un gel a base di un importante gel sbiancante, il perossido di idrogeno o il perossido di carbammide, la cui concentrazione varia a seconda dell’importanza della discromia e dalla sua natura.
In sostanza, durante la seduta, il dentista passerà questo gel sbiancante sull’intera superficie dentale, ripristinando così il bianco originario dello smalto attraverso una semplice reazione chimica: il perossido di carbammide tende a scindersi, facendo in modo che l’ossigeno possa penetrare nello smalto e nella dentina, riportando i denti alla loro brillantezza originaria. Prima di sottoporre il paziente al trattamento, il dentista deve accertarsi che il cavo orale sia in perfetta salute, perchè il perossido di idrogeno o di carbammide potrebbe infiltrarsi all’interno delle lesioni e peggiorare così la situazione clinica. Al di là di questo, lo sbiancamento dentale si dimostra un trattamento indolore e non invasivo, la cui durata varia a seconda dello stile di vita del paziente stesso e della cura che questo dimostra verso l’igiene orale. In ogni caso, si può ripetere lo sbiancamento dei denti anche una volta all’anno, soprattutto nel caso di pazienti che dimostrino la presenza di importanti discromie.
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Controindicazioni ed effetti collaterali
Essendo un trattamento non invasivo, di carattere per lo più estetico, lo sbiancamento dentale non ha particolari controindicazioni. Soltanto i pazienti affetti da ipersensibilità dentinale potrebbero riscontrare qualche fastidio nel corso della seduta, ma si tratta comunque di una problematica assolutamente lieve. In questi casi, spetterà al dentista rimineralizzare la dentatura del paziente e suggerirgli una dieta priva di cibi e bevande ad alto tasso di acidità, così da poter ristabilire al meglio la salute del cavo orale ed evitare fastidi di ogni sorta.
Che dire invece degli effetti collaterali? Sostanzialmente, non ne esiste nessuno. A meno che non si voglia considerare come tale la particolare sensibilità dei denti dopo il trattamento, che tende comunque a tornare nella norma nel giro di 24/48 ore al massimo.