Il periodo delle vacanze sta per iniziare e fare un bagno al mare, giocare o fare sport sono attività che hanno effetti positivi sul nostro umore, dopo i lunghi mesi invernali.
    Tuffarsi in acqua ha un effetto rigenerante, ma in alcuni casi si possono incontrare organismi acquatici che, per quanto affascinanti, eleganti e misteriosi, sono purtroppo dotati di tentacoli urticanti: le meduse, il cui tocco può avere effetti anche gravi sulla nostra salute.
    Le meduse sono organismi invertebrati, della famiglia del phylum Cnidaria, che include anche altre bellissime creature come gli anemoni di mare, le gorgonie e i coralli.

    Le meduse hanno una forma a campana, che racchiude una cavità digestiva e intorno alla cui base si trovano dei lunghi tentacoli filiformi.

    Da un punto di vista ecologico e ambientale, le meduse sono importanti componenti della catena alimentare marina e costituiscono l’alimento principale dei pesci palla e dei pesci luna, delle tartarughe marine e dei cetacei.
    Le meduse non riescono a contrastare il movimento delle correnti, ma si lasciano trasportare e in genere si spostano verticalmente: dalla superficie al fondo del mare anche per centinaia di metri.
    Molto spesso sono temute dai bagnanti, perché il loro contatto provoca fastidiose reazioni cutanee, ma in realtà non sono loro ad attaccare, ma sono i bagnanti che si avvicinano troppo e le urtano involontariamente. Infatti le meduse non pungono, né mordono, ma in risposta ad un potenziale pericolo emettono dai tentacoli una sostanza urticante, contenuta in piccoli sacchetti chiamati nematocisti, che si attaccano alla pelle.
    Esistono meduse con lunghi tentacoli, a volte anche di 10 metri di lunghezza, che possono avere milioni di nematocisti. Se le nematocisti non vengono tolte, possono causare irritazioni anche a distanza di ore dal contatto.

    Quali sono i sintomi?

    Il liquido delle nematocisti contiene amminoacidi come tetramina, 5-idrossitriptamina, istamina e serotonina, e proteine sensibili al calore, che possono innescare processi allergici di diversa gravità.
    Quando i tentacoli toccano la pelle si ha immediatamente una sensazione di forte bruciore e si formano degli eritemi ed edemi con piccole vescicole, che con il tempo possono causare pigmentazione, cicatrici e ispessimenti della pelle.

    Solitamente, il bruciore comincia ad attenuarsi dopo circa 10-20 minuti dal contatto, ma rimane una intensa sensazione di prurito, che generalmente si risolve in poche ore, con una semplice reazione della pelle e un po’ di dolore.
    La gravità degli effetti può però variare molto ed è legata a diversi fattori, come l’età della persona e l’estensione dell’area del corpo che è stata colpita, le condizioni di salute e le potenziali reazioni allergiche. Se l’estensione dell’area del corpo che è stata colpita è superiore al 50%, l’intensità del dolore e del bruciore può essere tanto forte da richiedere l’intervento del medico.
    Inoltre, gli effetti possono dipendere dalla specie di medusa, perché la concentrazione e la composizione del liquido urticante variano tra le varie specie, con effetti più o meno gravi.
    Nei casi più gravi, se le sostanze urticanti entrano nel circolo sanguigno, si possono anche presentare dolori persistenti ed effetti sugli organi interni, come edemi polmonari, visione offuscata, vomito, dolori muscolari e convulsioni.

    Cosa fare in caso di contatto?

    In caso si venga urticati, si consiglia di rimanere calmi e di tranquillizzare i bambini, se sono stati colpiti. Se si è vicini alla riva, è bene uscire dall’acqua oppure richiamare l’attenzione di altri bagnanti per farsi aiutare.
    Una volta fuori dall’acqua, controllare subito che non siano rimaste attaccate parti della medusa e rimuoverle senza toccarle con le mani, ma con una spatola, un coltello o una tessera di plastica rigida, raschiando la cute per rimuovere accuratamente il più possibile.
    Successivamente, è necessario sciacquare la parte interessata con acqua di mare, ma non usare l’acqua dolce perché causerebbe la rottura delle nematocisti ancora intatte e il rilascio di altro liquido urticante.
    Dopo aver eliminato i residui di medusa e sciacquato la parte, fare degli impacchi freddi, evitando però il ghiaccio, perché essendo costituito da acqua dolce, potrebbe liberare altro liquido urticante.
    A questo punto, va applicato un gel astringente al cloruro di alluminio per lenire il prurito e bloccare la diffusione delle tossine. Il gel si può normalmente acquistare in farmacia ed è utilizzato anche per alleviare il prurito da punture di zanzara.
    La parte colpita deve essere quindi coperta e non esposta al sole, perché potrebbe scurirsi provocando delle antiestetiche macchie o cicatrici.
    In caso subentrino complicazioni come arrossamento e/o gonfiore diffuso della pelle, difficoltà respiratorie, sudorazione, pallore, mal di testa, nausee, vomito, vertigini o confusione, è indispensabile contattare il più vicino pronto soccorso, spiegando nei dettagli ciò che è accaduto.

    Cosa NON fare in caso di contatto

    Per prima cosa, non bisogna grattarsi, soprattutto in caso non siano state rimosse le nematocisti, perché potrebbero rompersi, peggiorando la situazione.
    Inoltre, le nematocisti non vanno toccate con le mani per non trasferire il liquido in zone particolarmente sensibili, come gli occhi e le mucose.
    La parte interessata va sciacquata solo con acqua di mare, perché l’acqua dolce potrebbe causare la rottura delle nematocisti ancora intatte e provocare il rilascio di altro liquido urticante.
    Le tossine vengono inattivate dal calore a una temperatura di oltre 50°C, per cui è solamente inutile e dannoso strofinare la zona colpita con la sabbia o con una pietra calda.
    Per non irritare ulteriormente la pelle, non vanno utilizzati ammoniaca o urina, alcol o aceto, perché sono dannosi e non hanno effetto sul liquido urticante delle meduse.
    Per qualche giorno, non bisogna esporre al sole la parte colpita né utilizzare creme a protezione solare totale, per evitare la formazione di macchie.
    Infine, è poco utile utilizzare creme antistaminiche o a basso contenuto di cortisone, perché fanno effetto dopo circa 30 minuti, quando normalmente i disturbi sono già attenuati.

    È meglio prevenire!

    La prevenzione e la corretta gestione delle attività di balneazione sono fondamentali per ridurre al minimo il contatto con le meduse, per cui è bene sempre informarsi sulla loro presenza nelle acque in cui ci si bagna, seguendo le istruzioni presenti sugli eventuali cartelli o segnali di avvertimento presenti sulle spiagge.
    Durante il periodo in cui le meduse invadono le acque, bisogna evitare di giocare o fare il bagno, così come di toccare le meduse spiaggiate, che spesso si disidratano ma non perdono il liquido urticante.
    In caso si facciano immersioni, è importante indossare una tuta in lycra, in grado di coprire tutto il corpo per proteggersi.
    Se si utilizzano delle reti protettive per l’area di balneazione, dovrebbero essere di dimensioni sufficienti a fornire protezione anche contro i tentacoli delle meduse più piccole.
    Infine, può essere utile applicare una crema solare resistente all’acqua, contenente ossido di zinco, una sostanza che imita il rivestimento mucoso usato dai pesci pagliaccio per inibire le punture dei tentacoli degli anemoni di mare, poiché è stato dimostrato che riduce significativamente il contatto e la gravità dei sintomi.