Da oltre un anno a questa parte siamo diventati tutti, volenti o nolenti, esperti di mascherine chirurgiche. Per i produttori di questi dispositivi di protezione la normativa alla quale fare riferimento è la UNI EN 14683:2019, che prevede specifici test e richiede determinate procedure di lavorazione. Nei seguenti paragrafi vi illustreremo quali sono le caratteristiche che le mascherine chirurgiche devono avere ed i test ai quali vengono sottoposte. Ci ha aiutato il sito Mascherine Made In Italy negozio specializzato nella vendita di mascherine prodotte in Italia.

    Finalità delle mascherine chirurgiche

    Le mascherine chirurgiche nascono per proteggere i pazienti da agenti infettivi ed i chirurghi da schizzi di liquidi potenzialmente contaminati. Tali modelli sono caratterizzati da un elevato potere di filtrazione batterica, proprio per questo motivo nel periodo di pandemia sono risultate particolarmente efficaci per prevenire il diffondersi del virus, garantendo una buona protezione.

    Le tre tipologie di mascherine chirurgiche

    Secondo la normativa le mascherine, a seconda della capacità di filtrazione batterica (BFE) ed alla resistenza agli schizzi, si suddividono in tre tipologie: tipo I, tipo II e tipo IIR.
    È opportuno sapere che le mascherine di tipo I possono essere usate solo per pazienti o per altre persone per ridurre il rischio delle infezioni, ma non per operatori sanitari in sale operatorie o altre attività simili.

    Le 5 prove alle quali sono sottoposte le mascherine chirurgiche

    Le mascherine chirurgiche sono sottoposte a 5 test, in seguito ai quali vengono inserite in una determinata tipologia a seconda delle caratteristiche evidenziate. I test sono:

    • efficienza di filtrazione batterica;
    • traspirabilità;
    • resistenza a schizzi e liquidi;
    • carico biologico;
    • biocompatibilità.

    Efficienza di filtrazione batterica

    La capacità di filtrazione batterica misura quanta percentuale di aerosol, contenente particelle di Staphylococcus aureus, la mascherina riesce a trattenere. Naturalmente maggiore è la quantità trattenuta, migliore è l’effetto barriera della mascherina.

    Traspirabilità

    La mascherina, oltre a proteggere efficacemente, deve garantire anche un buon livello di traspirabilità. Questo test, per valutare questo requisito, simula la forza che il respiro deve esercitare tramite il tessuto per respirare e valuta la differenza di pressione attraverso la maschera, chiamata pressione differenziale.
    Più basso è il valore, più risulta facile respirare. La pressione differenziale si misura in Pascal/cmq. I valori previsti per ogni mascherina sono:

    • tipo I < 40 Pa/cm2;
    • tipo II < 40 Pa/cm2;
    • tipo IIR < 60 Pa/cm2.

    Resistenza a schizzi e liquidi

    Questo test è previsto unicamente per le mascherine di tipo IIR, cioè destinate ad un uso professionale. In pratica questi dispositivi devono garantire una protezione adeguata contro schizzi di liquidi biologici che potrebbero risultare infetti.
    Il test misura la capacità di una maschera di proteggere contro la penetrazione di sangue sintetico proiettato ad una determinata pressione. La resistenza agli schizzi di liquidi biologici deve essere almeno di 16 kPascal.

    Pulizia microbica

    La mascherina, dopo essere stata rimossa dalla sua confezione originale, deve essere completamente pulita e priva di qualsiasi colonia di batteri o altri microrganismi. Il valore CFU (Unità Formante Colonie di batteri) deve essere inferiore a 30 per grammo di peso della mascherina.

    Biocompatibilità

    La mascherina entra a contatto con la pelle, quindi deve essere biocompatibile per evitare allergie o arrossamenti. Per questo motivo tutti i componenti, come tessuti ed elastici, vengono sottoposti ad esami di: citotossicità, irritazione e sensibilizzazione cutanea.

    Consigli per riconoscere una mascherina a norma

    Alla fine dei test, in base ai risultati ottenuti, le mascherine vengono opportunamente classificate secondo le tipologie I, II e IIR.
    I produttori devono obbligatoriamente scrivere sull’etichetta o sulla confezione: il numero dello standard applicato (EN 14683:2019) e la tipologia (I, II e IIR).
    Queste informazioni vanno riportate necessariamente per garantire la massima chiarezza e trasparenza ai consumatori, che sanno perfettamente quale dispositivo di sicurezza stanno acquistando.