Ne sentiamo parlare spesso, è il filo conduttore di numerosi libri e film, molte persone scelgono il suo nome per imprimerlo sulla propria pelle, ma che cos’è la resilienza?
    Il termine resilienza appartiene al mondo della scienza dei materiali e indica la capacità degli stessi di assorbire gli urti senza rompersi; il concetto viene introdotto nel 1970 in psicologia e analogamente si tratta dell’abilità degli individui di affrontare momenti di difficoltà o di fronteggiare eventi particolarmente traumatici, ripristinando lo stato psico-fisico e talvolta migliorando l’equilibrio precedente alla fase di stress.

    Lo psicologo americano, Norman Garmezy, mentre studiava alcuni soggetti schizofrenici, notò che i figli degli stessi non presentavano disagi psichici, ma contrariamente sviluppavano abilità rafforzate rispetto a quelle dei genitori. Altri studi confermarono l’esistenza di questo fenomeno, circoscrivendone però l’esclusività ad alcuni individui; le ricerche degli ultimi decenni hanno sottolineato come la resilienza sia una caratteristica ordinaria e non straordinaria di tutti gli esseri umani, infatti le persone generalmente tendono ad adattarsi agli episodi traumatici – come incidenti, lutti, abusi, calamità naturali – con il passare del tempo. Quando si attiva la resilienza, l’individuo mette in atto dei meccanismi di autoriparazione, mosso dall’istinto di sopravvivenza.
    Essere resilienti non significa saper resistere alle situazioni difficili in modo passivo e inconsapevole, ma vuol dire rispondere attivamente e consciamente, trasformando un episodio negativo in uno di crescita, per potenziare gli aspetti che danneggiano la qualità della propria vita.

    Nonostante la resilienza appartenga a tutti, la probabilità di attivazione e sviluppo di una risposta resiliente a determinate problematiche è legata alla presenza di vari fattori. Il carattere multifattoriale di questa funzione psichica è correlato a:

    • componenti individuali, cioè alle caratteristiche che possiede una persona. Diventano utili nella moderazione dei traumi l’ottimismo, la flessibilità psicologica, il senso dell’umorismo, il temperamento, il grado di problem-solving, l’autostima e l’attitudine alla sperimentazione di sentimenti quali la gratitudine, la compassione e l’empatia. Anche l’hardiness – che è composta da senso di sfida, impegno e controllo – gioca un ruolo fondamentale;
    • componenti ambientali di tipo relazionale e sociale, ovvero fattori relativi al contesto all’interno del quale è inserito il soggetto. Fanno parte dell’ambiente di riferimento i rapporti interpersonali, i legami familiari, le relazioni affettive e l’appartenenza a una specifica comunità.

    L’efficacia della resilienza quindi dipende dalla sinergia tra le qualità personali e quelle ambientali.

    Quali sono gli eventi negativi fonte di stress psico-fisico per gli individui?
    Essi possono essere suddivisi in base alla fascia d’età, infatti, per gli adulti sono accadimenti perturbanti la morte del partner o di un familiare stretto, la comparsa di malattie gravi proprie o di una persona cara, la perdita del lavoro e i conseguenti problemi economici, il divorzio o la separazione.
    Per quanto concerne i bambini o i giovani ragazzi, si parla della morte dei genitori (uno o entrambi), la separazione o il divorzio dei genitori, la morte di un familiare stretto, l’insorgenza di una malattia e l’allontanamento dal proprio nucleo familiare.
    Quelli appena elencati sono solo alcuni degli accadimenti stressanti e traumatici, perché le problematiche che vanno a rompere l’equilibrio sono numerose e variano anche in base alla soglia di sopportazione del singolo.

    Dal momento che gli individui possono apprendere come migliorare le skills relative alla resilienza, essa non è da considerare come un aspetto immutabile o fisso. Per mettere in atto i meccanismi resilienti è fondamentale essere consapevoli riguardo alla propria persona, agli altri e al mondo circostante. Tra i modi per aumentare il grado di resilienza preventivamente o a posteriori figurano:

    • lo sviluppo di una visione e concezione realista, non eccessivamente ottimista, di se stessi;
    • l’aumento della fiducia in se stessi e dell’autostima;
    • la conoscenza dei propri punti deboli e di forza;
    • il controllo dei sentimenti e degli impulsi istintivi;
    • la presenza di competenze comunicative;
    • lo sviluppo dell’abilità nel risolvere i problemi che si presentano nella vita di tutti i giorni senza abbattersi;
    • le relazioni sane e positive all’interno della famiglia e fuori.

    Tra le pratiche consigliabili per l’incremento della resilienza, è presente la mindfulness, che consiste nello sviluppo di una consapevolezza di sé, attraverso cui la persona può concentrarsi sul presente e alienarsi dai pensieri che affollano la mente, con lo scopo di osservarli e analizzarli considerandoli prodotti della propria mente.

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