E’un cammino per liberarsi dai nostri condizionamenti, si basa sul fatto che le tensioni e i conflitti mentali si ripercuotono sul corpo con tensioni e contratture fisiche (il mal di schiena, il torcicollo, il mal di testa, la depressione, disturbi digestivi ecc….).
    Prendere contatto col corpo, conoscerlo e liberarlo con gradualità (e sottolineo questa parola) da blocchi e dolori fisici, significa cominciare a beneficiare di stati di maggiore benessere e di conseguenza di maggiore leggerezza mentale , nell’affrontare le situazioni della vita di ogni giorno, spesso impegnative.
    Riconoscere uno stato di maggiore calma e concentrazione come qualcosa da sviluppare quotidianamente per stare meglio è importante proprio perché invece il nostro modo di vivere abituale è orientato alla performance e alla sollecitazione continua di stimoli dall’esterno. L’iperattività e la velocità generano stati di malessere.
    Tutto ciò che è iper o ipo ci danneggia, ci allontana da uno stato di equilibrio, che è quello che ci garantisce stabilità e resistenza.
    La società “tecnologica” ci impone tempi di reazione che non sono quelli naturali, la tecnologia è utile ma se non la gestiamo con regole “salvavita” ci distrugge…, un po’ come quando si guida un automobile potente senza aver fatto pratica, il minimo è finire fuori strada… L’ascolto, che richiede lentezza, silenzio e concentrazione è la strada che si percorre con lo yoga, che è soprattutto un allenamento in questo senso.
    Nell’ hatha yoga il corpo occupa un ruolo centrale. Oltre ad allenare e purificare il nostro corpo dalle tossine, lo scopo dello yoga è aiutarci a distinguere chiaramente ciò che è vero da ciò che è solo frutto di un condizionamento accettato acriticamente.
    Un buon corso di yoga ci insegna il rispetto di noi stessi e dei nostri limiti, imparare ad amare il corpo è un’ottima palestra per imparare ad amare noi stessi. Il passo successivo è amare l’altro.

    Intervista a Cristina di Yoga & Tea

    Sono arrivata allo yoga dalla danza contemporanea verso i 40 anni, momento in cui nella vita ci si sofferma a fare qualche bilancio.
    La danza era la mia passione ma avevo osservato che, se danzando ero felice, tornando alla vita “normale” tutto tornava come prima, inquietudini, timori, sofferenze…e così, come capita a molti, mi sono rivolta allo yoga, questa disciplina un po’ insolita, allora non ancora così diffusa era il 1999.
    Ho frequentato la scuola quadriennale per insegnanti della SFIDY di Milano, seguendo in particolare il noto maestro francese Patrick Tomatis, allievo diretto di Nil Hahoutoff, che ha diffuso un metodo molto praticato in Francia di hatha yoga a indirizzo posturale.
    Ho apprezzato in modo particolare dal metodo appreso da Tomatis, la gradualità, il rispetto e l’amore per il corpo, che consentono a chiunque, e non solo a fisici allenati o in giovane età, di ottenere una padronanza e una conoscenza del corpo che regala grande benessere e progressi in un tempo piuttosto breve.
    Da noi pratichiamo varie tipologie di yoga (hatha, asthanga, vinyasa flow, kundalini…) più o meno dinamiche, perché ognuno può trovare ciò che è più vicino alla sua natura e alle sue esigenze in quel momento.
    Il lavoro corporeo (asana) comunque è sempre prevalente.
    Molto spesso chi è partito da una yoga più dinamico approda da uno yoga più statico o viceversa. Comunque alla fine di una lezione di yoga si arriva sempre ad uno stato di quiete: partiamo dal corpo per arrivare alla mente.
    Ossia arriviamo alla meditazione in modo naturale e senza sforzo.